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Presentazione
Giulio Paolini indaga sulla natura della produzione artistica, sul rapporto tra artista, oggetto d’arte e spettatore. Nel suo lavoro, il mondo classico costituisce un costante e problematico riferimento.
Nel confrontarsi con il grande artista neoclassico Antonio Canova – in occasione della mostra a lui dedicata dalla Galleria Borghese, museo che ne conserva una delle sculture più note – Paolini ripropone in un nuovo contesto interpretativo una installazione del 1999, Tre per tre (ognuno è l’altro o nessuno).
Tre calchi in gesso di una stessa figura seduta, ripresa da L’Étude du dessin (1748-49) del pittore francese Jean-Siménon Chardin, sono disposte negli spazi dell’Uccelliera: una nel vano centrale, di fronte all’ingresso, le altre nei due spazi laterali. La figura è la medesima ma, colta in atteggiamenti lievemente differenti, incarna ruoli o piuttosto momenti diversi di uno stesso personaggio.
Il primo è il modello, in posa per un ritratto; il secondo, intento a disegnare, è l’autore del ritratto; il terzo è l’osservatore: del ritratto ancora incompiuto, dell’atto del ritrarre, oppure dell’opera che noi stessi stiamo osservando. Tre protagonisti oppure tre ospiti, del luogo dell’opera oppure del luogo nel quale l’opera si trova, dove è ospite anche lo spettatore.
Senza citarlo esplicitamente, l’allusione a Canova traspare, dalla cronologia dell’abito come dalla consuetudine con il gesso, dal senso della copia e dalla ripresa dal vero, dall’atto dell’artista, che si ripete attraverso le epoche.
“So di non essere né di essere stato Antonio Canova. So anche, però, di non sapere chi sono: ognuno è l’altro o nessuno.” (Giulio Paolini)
La mostra fa parte del progetto Committenze Contemporanee, ideato da Anna Coliva e realizzato grazie a Unicredit & l’Arte con la cura di Anna Coliva per la Galleria Borghese e Anna Mattirolo per il MAXXI. L’opera di Paolini è stata destinata ad andare in comodato da Unicredit Group al MAXXI.
Alla mostra è dedicata una pubblicazione edita da Electa, con un testo critico di Achille Bonito Oliva.
Artista
Giulio Paolini è nato a Genova nel 1940 e vive a Torino.
Spesso associato al movimento dell’Arte Povera, si distingue per una pratica artistica che si inscrive in un ambito più strettamente concettuale. Punto d’origine e di riferimento permanente della sua ricerca è la prima opera realizzata nel 1960, Disegno geometrico: una tela dipinta a tempera, sulla quale l’artista si è limitato a tracciare la squadratura della superficie, procedimento preliminare a ogni possibile rappresentazione. A partire da questa prima riflessione sullo spazio della rappresentazione e lo statuto stesso dell’opera, Paolini ha sviluppato una complessa ricerca incentrata tanto sugli strumenti del fare artistico, quanto sulla figura dell’autore come operatore del linguaggio e complice dello spettatore. Le sue opere improntate a una dichiarata teatralità mettono in scena l’attesa di un’immagine incognita, che alla ricerca di un modello, allo stesso tempo nuovo e antico, sfugge costantemente alla propria definizione. Tra le principali caratteristiche del suo modo operativo figurano la citazione, la duplicazione e la frammentazione, impiegati come espedienti per inscenare la distanza rispetto al modello compiuto e per fare dell’opera un “teatro dell’evocazione”. A questi procedimenti che attingono a un vasto repertorio di mitologie e memorie culturali, recuperate attraverso la fotografia, il collage e il calco in gesso, fanno da pendantallestimenti articolati e compositi, imperniati su dinamiche additive (serialità, ripetizione, giustapposizione), centrifughe (esplosione e dispersione a partire dal centro) oppure centripete (concentrazione, sovrapposizione, incastro). In tempi recenti, l’incessante indagine paoliniana intorno alla definizione e alla ragione dell’opera verte con particolare insistenza sull’atto espositivo, inteso come momento fondamentale dell’incontro con l’opera.
Dal 1964, l’anno della sua prima mostra personale alla Galleria La Salita a Roma, Paolini ha esposto in gallerie e musei di tutto il mondo. La collaborazione con le gallerie d’avanguardia italiane degli anni Sessanta e Settanta (La Salita, Roma; Notizie, Torino; Galleria dell’Ariete, Milano; Galleria del Leone, Venezia; La Tartaruga, Roma; L’Attico, Roma; Studio Marconi, Milano; Modern Art Agency, Napoli) è integrata rapidamente dalla regolare presenza in importanti gallerie straniere (dal 1971 Paul Maenz, Colonia; dal 1972 Sonnabend, New York, dal 1973 Annemarie Verna, Zurigo; dal 1976 Yvon Lambert, Parigi). Dagli anni Ottanta, Paolini è rappresentato principalmente dalle gallerie Christian Stein, Milano; Massimo Minini, Brescia; Yvon Lambert, Parigi e Marian Goodman, New York, nonché in Italia dalla Galleria dell’Oca, Roma, Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea, Torre Pellice e Alfonso Artiaco, Napoli.
Le grandi antologiche nei musei prendono avvio verso la fine degli anni Settanta (Istituto di Storia dell’Arte dell’Università di Parma, Parma, 1976; Städtisches Museum, Mönchengladbach, 1977; Mannheimer Kunstverein, Mannheim, 1977; Museo Diego Aragona Pignatelli Cortes, Napoli, 1978; Stedelijk Museum, Amsterdam/The Museum of Modern Art, Oxford, 1980) per culminare nella seconda metà degli anni Ottanta (Le Nouveau Musée, Villeurbanne, 1984, itinerante a Montréal, Vancouver e Charleroi; Staatsgalerie Stuttgart, Stoccarda, 1986; Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, 1989; Galleria Comunale d’Arte Moderna, Villa delle Rose, Bologna, 1990). Tra le personali più recenti si distinguono quelle di Graz (Neue Galerie im Landesmuseum Joanneum, 1998), Torino (Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, 1999), Verona (Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Palazzo Forti, 2001), Milano (Fondazione Prada, 2003), Winterthur (Kunstmuseum Winterthur, 2005) e Münster (Westfälisches Landesmuseum für Kunst und Kulturgeschichte, 2005).
Le mostre collettive, innumerevoli a partire dalla partecipazione al Premio Lissonenel 1961, includono le esposizioni legate all’Arte Povera (1967-1971, 1983-85, 1989, 1997-2004), le principali rassegne internazionali di arte italiana e numerose tra le più significative mostre dedicate agli sviluppi artistici della seconda metà del XX secolo (a titolo indicativo: Vitalità del negativo, Roma 1970; Contemporanea, Roma 1973; Projekt ’74, Colonia 1974; Europe in the Seventies, Chicago e itinerante negli Stati Uniti 1977-78; Westkunst, Colonia 1981; ’60-’80: Attitudes/concepts/images, Amsterdam 1982; An International Survey of Recent Painting and Sculpture, New York 1984; The European Iceberg, Toronto 1985; Transformations in Sculpture, New York 1985; Bilderstreit, Colonia 1989; 1965-1975: Reconsidering the Object of Art, Los Angeles 1995; The Last Picture Show: Artists Using Photography, 1960-82, Minneapolis e itinerante 2003-04). Paolini ha partecipato diverse volte alla Documenta di Kassel (1972, 1977, 1982, 1992) e alla Biennale di Venezia (1970, 1976, 1978, 1980, 1984, 1986, 1993, 1995, 1997).
Dal 1969 Paolini ha realizzato diverse scenografie teatrali, in particolare in collaborazione con Carlo Quartucci; tra i progetti di maggior rilievo si distinguono le scene ideate per le Valchirie(2005) e il Parsifal(2007) di Richard Wagner al Teatro di San Carlo a Napoli (regia di Federico Tiezzi).
Fin dagli esordi Paolini ha accompagnato la sua produzione artistica con riflessioni e dichiarazioni, riunite nel corso del tempo in libri d’artista, antologie di scritti e altre pubblicazioni in varie lingue. La prima raccolta di scritti, intitolata Ideme pubblicata da Einaudi, risale al 1975; tra le più recenti, ricordiamo La verità in quattro righe e novantacinque voci(Einaudi, Torino 1996), la trilogia edita da Exit Edizioni fra il 1994 e il 1998 (Lezione di pittura, Black oute Giro di boa) e Quattro passi. Nel museo senza muse, Giulio Einaudi editore, Torino 2006. Un’edizione integrale degli scritti dell’artista in lingua italiana è uscita nel 1995 presso le Edizioni ADV Publishing House di Lugano (Giulio Paolini: la voce del pittore. Scritti e interviste 1965-1995).
Le più significative pubblicazioni monografiche dedicate a Giulio Paolini sono state realizzate in occasione delle mostre personali di Parma (1976), Lucerna (1981), Ravenna (1985), Stoccarda (1986), Graz (1998) e Milano (2003). Nel 1990 Francesco Poli ha curato una monografia sull’artista (Edizioni Lindau, Torino). Nel 1992 Marco Noire ha pubblicato Impressions graphiques, un catalogo generale dell’opera grafica di Paolini dal 1967. Il Catalogo Ragionato delle opere dell’artista è attualmente in preparazione.